Vista l’importanza dell’argomento, questo articolo lo trovate qui e anche nel menù “info pre adozione”

“Sei incinta? Congratulazioni! Ora però dovrai liberarti del gatto!”
mai sentito dire?

E’ per paura della toxoplasmosi, una malattia pericolosa per il feto, il motivo per cui molte persone prendono la decisione di dire addio al proprio micio…ma la convivenza tra il felino di casa e il pancione è possibile!

Vediamo prima di tutto di capire di cosa stiamo parlando:

La toxoplasmosi è una malattia scarsamente contagiosa causata da un microscopico parassita  denominato Toxoplasma gondii. Purtroppo ed erroneamente, il gatto è stato da sempre considerato il principale imputato nella trasmissione della malattia all’uomo. In realtà, il felino domestico rappresenta l’ospite definitivo del parassita e si può infettare mangiando carne cruda: infatti il Toxoplasma può infestare numerose specie animali tra mammiferi, uccelli, rettili e molluschi. Una volta contratta l’infezione, il gatto depositerà con le feci le forme infettanti del parassita (dette oocisti) per una settimana o due, dopo di che diverrà immune e non sarà più un portatore della malattia. Inoltre, le cisti deposte con le feci non sono subito infettanti, ma hanno bisogno di un alto tasso di umidità e di 1-3 giorni a temperatura ambiente per maturare.

Quali sono quindi le principali fonti d’infezione per la specie umana? Uno studio condotto in diversi centri europei, tra cui Milano e Napoli, pubblicato sul British Medical Journal nel 2000, indica che una delle principali cause di infezione (dal 30 al 63% dei casi) è il consumo di carne cruda o poco cotta specialmente di agnello, bovino, selvatici, salumi freschi di suino (soprattutto non industriali). Un’altra importante fonte è rappresentata dalla manipolazione della terra di orti e giardini dove gatti eliminatori di oocisti possono aver defecato.

Come ci si può quindi proteggere dall’infezione? Ci sono una serie di semplici accortezze che possono ridurre notevolmente il rischio di contrarre questa malattia. Ecco cosa si può fare:

  • evitare di mangiare carni crude o poco cotte oppure di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto acqua corrente dopo averla toccata;
  • per chi si diletta in orto o in giardino, è bene lavorare con i guanti e lavare le mani prima di toccarsi la bocca o gli occhi;
  • ortaggi e frutta fresca devono essere accuratamente lavati sotto acqua corrente prima del consumo;
  • dar da mangiare al gatto di casa solo i cibi in scatola a lui dedicati (che tra l’altro sono bilanciati e contengono tutti i nutrienti a lui necessari per stare in perfetta forma) e comunque mai dare carne cruda;
  • pulire giornalmente la lettiera del micio asportandone le feci (per maggiore tranquillità, specie se si è in gravidanza, indossando guanti usa e getta oppure facendola pulire a qualche altro membro della famiglia).

Il vero serbatoio della toxoplasmosi è rappresentato, purtroppo, dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che defecando nel terreno rilasciano il parassita (ecco perché è importante lavorare la terra con i guanti!). Visto che nella maggior parte dei casi il gatto di casa viene alimentato con scatolame, per lui il rischio di essere portatore del parassita è parecchio improbabile. Tuttavia, se è un micio che vive in semi-libertà, trascorrendo cioè parte del suo tempo fuori dalle mura domestiche, basterà un semplice esame del sangue per svelare l’eventuale presenza del parassita e, se il gatto dovesse poi risultare positivo alla toxoplasmosi, con una terapia antibiotica e un po’ di attenzione il rischio di contagio verrà pressoché azzerato: basterà rimuovere la lettiera quotidianamente indossando guanti e mascherina, o come detto prima, farla pulire a qualcun altro, e limitare le effusioni (baci e carezze) eccessive per convivere serenamente con il proprio fedele amico. Infine, per superare tutte le paure e vivere una gravidanza felice, non dimentichiamo che il veterinario di fiducia è disponibile a fornire tutti i consigli e le spiegazioni del caso.

Ancora due parole sulla diagnosi: poiché la malattia è spesso asintomatica, idealmente sarebbe bene conoscere il proprio stato prima della gravidanza, e cioè sapere se nel proprio siero siano presenti gli anticorpi per la toxoplasmosi: si tratta di un semplice esame del sangue chiamato Toxo-test che permette di classificare le donne in tre classi: “protetta”, “suscettibile” o “a rischio”. Altrimenti il test deve essere prontamente eseguito durante la gravidanza, con la prima serie di esami del sangue entro le prime otto settimane di gestazione. Se la donna ha le IgG significa che è protetta, il test non dovrà più essere ripetuto e non correrà alcun pericolo. Quindi, se è immune il problema non si pone, se non lo è basterà prestare attenzione e seguire i piccoli accorgimenti qui suggeriti.

Evitare i gatti come la peste o peggio abbandonare il proprio gatto quando si è in stato di gravidanza non ha alcun senso: la probabilità di contrarre la toxoplasmosi dal proprio gatto è infatti infinitamente più bassa che contrarre la stessa malattia mangiando ortaggi mal lavati o facendo del giardinaggio, oppure ancora portandosi le mani alla bocca dopo che si è toccata una superficie contaminata.

Buona gravidanza!

Link utili:

www.cdc.gov/hiv/pubs/brochure/oi_toxo.htm
www.epicentro.iss.it/problemi/toxoplasmosi/toxoplasmosi.asp

 

Fonti bibliografiche:
– “Parassitologia veterinaria”, G.M. Urquhart; J.Armour; J.L.Duncan; A.M.Dunn; F.W. Jennings. Ed. italiana a cura di C. Genchi. Casa Ed. UTET.

– H. Pelloux. “Congenital toxoplasmosis: prevention in the pregnant woman and management of the neonate”. Arch Pediatr , 206-12 ,2002.

– R. Gangneux. “Contribution of new techniques for the diagnosis of congenital Toxoplasmosis”. Clin Lab , 47, 135-41, 2001.