Considerazioni preliminari: Affiancare un compagno\a al nostro micio che vive in appartamento e che passa molte ore da solo a causa delle nostre quotidiane assenze, può essere una buona idea: bisogna infatti sfatare il mito che il gatto di casa sia un animale solitario che non ha bisogno di compagnia. Questo forse può essere valido per i gatti che si devono procurare il cibo da soli, però, anche in questo caso, si può notare come le gatte in natura tendano invece a vivere in gruppi perché questo consente loro di potersi aiutare e sostenere reciprocamente nell’allevamento dei gattini. Quindi perché non tentare un’adozione in coppia? Oppure affiancare un altro micio al nostro pet? Necessitano però delle considerazioni preliminari poiché l’adozione è un atto di grande responsabilità che va affrontato con serietà. Vediamole insieme.

Adottare un piccolo o un adulto? In certi casi, può risultare più facile affiancare al micio residente un gatto già adulto: l’energia sconfinata dei gattini potrebbe irritare un felino anziano. Ma può anche esser vero il contrario: un micino potrebbe spingere un gatto sedentario a giocare, aiutandolo così a mantenersi in forma! Pertanto, se il nostro micio è anziano, dagli 8 anni in su per intendersi, il mio consiglio è di orientarsi su un altro micio anziano; se invece è adulto ma ancora vigoroso, potrebbe aver piacere ad intrattenersi in corse sfrenate con un piccolo! Teniamo a mente solo un importante fattore di ordine sanitario: un gattino fino al superamento dei 6 mesi di età non può essere testato con esito significativo per gravi malattie quali immunodeficienza felina (FIV), leucemia felina (FeLV) e peritonite felina (FIP), in quanto l’interferenza degli eventuali anticorpi materni può falsare il risultato. E’ quindi fondamentale, prima dell’introduzione del nuovo gatto, che il nostro micio di casa sia stato vaccinato contro le principali patologie infettive dei felini domestici (Herpesvirus, Calicivirus, Gastroenterite felina e FeLV). Purtroppo però contro FIV e FIP non esistono vaccini, per cui  mettere a contatto gatti molto giovani, di provenienza incerta e dall’aspetto malaticcio con il nostro micio, è un rischio di cui bisogna tenere conto ed attuare tutte le misure preventive per ridurre il più possibile i rischi di un eventuale contagio! Pertanto in questi casi rivolgetevi al vostro veterinario clinico di fiducia per sapere come comportarvi.

Maschio o femmina? E se ci sono altri animali in casa? I gatti domestici possono sviluppare un grande attaccamento nei riguardi degli altri pets di casa, anche e soprattutto se di specie diversa dalla loro (umani compresi!), tuttavia restano fondamentalmente degli individualisti con un forte istinto territoriale. Per quanto riguarda il sesso, non c’è molta differenza nell’adottare un maschio o una femmina: non necessariamente il nuovo arrivato deve essere del sesso opposto rispetto al gatto residente. I gatti vanno in pratica molto a “simpatie” nei confronti dei loro simili, un po’ come accade a noi umani!


COME INTRODURRE IL NUOVO MICIO AL GATTO RESIDENTE

koshki-serye-mordy-dvoeConsigli operativi. Quando decidiamo di portare a casa un nuovo gatto, dobbiamo prima di tutto  attrezzarci con un diffusore di ferormoni Feliway (si acquista in farmacia o nei negozi specializzati per animali) che andrà posizionato in casa circa 7 – 10 giorni prima per dar modo ai ferormoni territoriali  in esso contenuti di diffondersi nell’ambiente (i feromoni sono una sorta di ormoni di sintesi, per noi totalmente inodori, che trasmettono al gatto un senso di tranquillità legato al territorio). Poi sarà opportuno preparare una stanza dove il secondo micio potrà ambientarsi prima di fare la conoscenza del primo: dovrà avere a sua disposizione una cuccia per dormire, delle scatole di cartone in cui rifugiarsi, la lettiera, le ciotole del cibo e dell’acqua, delle palline o topini di pezza con cui intrattenersi. E’ importante che sia una stanza “neutra”, cioè una che non sia già il territorio prediletto del nostro gatto. Bisognerà inoltre evitare di sconvolgere le abitudini del nostro vecchio amico: gli orari della pappa, delle coccole… insomma, tutto dovrà essere esattamente uguale a prima per far sì che non si senta messo da parte per il nuovo arrivato! Per qualche giorno sarà bene non farli incontrare (se non qualche breve occhiata in distanza). Cercheremo di accarezzare con un panno prima uno e poi l’altro in modo che comincino ad abituarsi ai reciproci odori. Dopo qualche tempo, regolandosi sul grado di tolleranza di entrambi, si permetterà che i due si incontrino fisicamente in “campo neutro”: il corridoio o il terrazzo, ad esempio. Questo perché il gatto che possiede un proprio territorio (la casa) riconosce alcune zone, di solito il luogo dove riposa, come più “intime” (cosiddette “di isolamento”) e lì non tollera intrusi. Tuttavia, se le dimensioni dell’appartamento non sono tali da consentirvi questa iniziale separazione, ma i gatti dovranno  esser messi subito nello stesso ambiente, lasciate a loro disposizione tutta la casa in modo da consentire di attuare la necessaria ridistribuzione degli spazi. Non bisogna assolutamente farsi prendere dal panico se i due si soffieranno, ringhieranno o si gonfieranno mettendosi di traverso o se il nuovo arrivato trascorrerà ore e giorni nascosto sotto un mobile, è normale… Bisogna lasciare il tempo necessario affinchè si ricomponga l’equilibrio in casa! Siate sempre presenti ai primi incontri ma come semplici spettatori: non sgridateli mai. L’incontro per loro è già fonte di stress e sarebbe controproducente aggiungere una sgridata. Siate calmi ma risoluti nel separarli o riprenderli solo se le litigate dovessero diventare aggressive. In genere le azzuffate in questi casi avvengono sempre a unghie ritratte e i morsi non sono pericolosi, ma se ciò avvenisse, basterà un rumore forte per placare gli animi, tipo un mazzo di chiavi gettato a terra. Non tentate mai di separarli fisicamente mettendovi in mezzo o cercando di prendere in braccio uno dei gatti: è molto probabile che possano rivoltarsi contro di voi per via della forte tensione emotiva! Dopo un confronto, dategli il tempo di calmarsi, assicurandovi che abbiano un posto dove rifugiarsi (ad es. sotto il letto). Ciò che è veramente molto importante per creare un ambiente sereno per tutti è evitare le possibili fonti di competizione fra i gatti: ognuno dovrà avere le proprie ciotole per il cibo e l’acqua; le lettiere dovranno essere più di una (la regola dice: tante quanti sono i gatti +1, sennò almeno pari al numero dei gatti) e dislocate in zone diverse della casa: così facendo i mici potranno alimentarsi ed evacuare in totale tranquillità. Uno dei segnali di stress per un gatto è infatti fare i propri bisogni fuori della lettiera. E’ necessario predisporre dei graffiatoi nei pressi dei punti di passaggio o di riposo, delle aree destinate al gioco (palline, topini di pezza, scatole di cartone in cui rifugiarsi o nascondere delle finte prede) e delle cuccette, copertine, meglio se ad una certa altezza da terra. Le porte dell’abitazione dovranno essere lasciate aperte, in modo da non creare rigide suddivisioni dello spazio e da lasciare la possibilità ai gatti di allontanarsi in caso di “tensioni”. Dopo qualche tempo, che può essere qualche settimana o qualche mese (quindi abbiate pazienza e fiducia!), potrete trovare i due teneramente abbracciati nel sonno o intenti a leccarsi reciprocamente. Ma se così non fosse, vedrete che impareranno comunque a rispettarsi in modo pacifico spartendosi il territorio di casa. Se in casa ci sono dei bambini, insegnate loro che il gatto i primi tempi sarà spaventato e magari non avrà voglia di giocare, ma con un po’ di pazienza ed una dose extra di affetto, tutto si risolverà. Le parole d’ordine che anche i bimbi devono imparare nell’approccio con un animale sono rispetto e pazienza. Questo li aiuterà a crescere anche come adulti responsabili e rispettosi del prossimo! Solo in rari casi possono insorgere veri e propri conflitti, ma ciò in genere accade se già vi sono in  famiglia delle tensioni di altro tipo. In questo caso è possibile ricorrere anche alla somministrazione di cibi specifici (la Royal ad esempio commercializza delle crocchette chiamate CALM per venire in aiuto in queste situazioni) o ricorrere ad una terapia (fitoterapica, omeopatica o farmacologica) che un veterinario comportamentalista, valutando il caso specifico ed abbinandola ad una riabilitazione comportamentale, saprà prescrivervi.


COME INTRODURRE IL NUOVO GATTO AL CANE RESIDENTE

sobaka-koshka-druzyaConsigli operativi. Il cane, specie se cucciolo, in genere mostra un atteggiamento estroverso alla vista di un nuovo arrivato, iniziando subito ad interagirvi. Il gatto, dal canto suo, è spesso disorientato da tanta invadenza, e sta sulle difensive. Qualche accortezza in più è resa ancor più necessaria se il cane è di stazza molto maggiore del gatto. In pratica, sorvegliate attentamente ogni approccio e premiate immediatamente il cane se riesce a mantenere uno stato di calma alla vista del micio con tono di voce dolce ed un bocconcino prelibato. Se vedete che lo stato di eccitazione sale troppo in uno dei due o in entrambi, distraeteli, allontanateli e tentate l’approccio dopo che avranno raggiunto di nuovo uno stato di relativa tranquillità. E’ possibile utilizzare tutte le tecniche descritte prima per avviare il processo di socializzazione fra i due, soprattutto la prima, cioè quella con separazione fisica iniziale. Se gli spazi sono insufficienti per disporli in stanze separate, un membro della famiglia con cui sia il micio sia il cane hanno instaurato una relazione di fiducia, potrà sedere nella camera con il gatto chiuso nel proprio trasportino: si manterrà un tono di voce dolce e pacato, si offrirà qualche prelibatezza ad entrambi…E’ molto importante che al primo contatto entrambi condividano esperienze gratificanti, che fungono anche come distrazione. All’inizio, sarà opportuno mantenere gli animali ai lati opposti della camera. Questo passo va ripetuto varie volte, finché non si abbia la ragionevole certezza che non si verifichino pericolosi scoppi di aggressività che possano compromettere la riuscita della socializzazione. Al passo successivo, avvicinate un poco gli animali. Se il gatto mostra segni di paura o di nervosismo, aumentate la distanza fra i due, e procedete più lentamente. Alla fine, gli animali potranno essere avvicinati abbastanza da potersi “annusare” l’un l’altro. Non sgridate o punite il cane in continuazione quando il gatto è nei pressi, anche se combina qualche marachella: non associando niente di positivo o gratificante alla presenza del gatto, nel cane potrebbe crearsi un risentimento nei suoi confronti, con relativi problemi di aggressività che potrebbero essere molti pericolosi quando voi non sarete in zona. Se il gatto è libero di muoversi per la casa e il cane tende a corrergli dietro, assicuratevi che il gatto abbia sempre libero accesso ad un posto elevato dove rifugiarsi, o un posto tranquillo per nascondersi. Quando non siete in casa e nessuno può sorvegliare la situazione, mantenete i due animali separati finché non abbiate la certezza che il gatto non corre alcun pericolo, specie se è ancora piccolo… Ai cani piace molto mangiare il cibo per gatti, perché più più gustoso e ricco di proteine e grassi: se il cane tende a “spazzolare” la pappa del gatto oltre alla sua, è necessario sistemare la ciotola e le provviste dove il cane non possa arrivare, ad esempio su di un mobile alto: il gatto non avrà problemi ad arrivare fin lì…Alcuni cani inoltre amano razzolare nella lettiera dei gatti, e talvolta ingerirne le feci: questo è ovviamente un comportamento disgustoso ed inaccettabile per il padrone. Sfortunatamente, non c’è modo di scoraggiare il cane, non senza spaventare anche il gatto. La soluzione in definitiva più praticabile è quella di sistemare la cassetta in modo che il cane non possa accedervi, ad es. in un mobiletto con aperture su entrambi i lati dimensionate solo per il passaggio del gatto.


Se nell’introduzione di un nuovo gatto agli animali residenti si verificassero problemi che non è possibile risolvere con questi consigli, non esitate a contattare un veterinario comportamentalista che, valutando la situazione specifica, saprà sicuramente consigliarvi per il meglio!