I principali vaccini indispensabili per i gatti sono: Gastroenterite (o Panleucopenia) felina (FPV) , Rinotracheite infettiva felina (FHV) e Calicivirosi (FCV) eseguiti solitamente con il cosiddetto trivalente. Tutti i gatti, a partire dai 2 mesi d’età, dovrebbero essere sottoposti al trivalente anche se vivono esclusivamente in casa, data l’estrema pericolosità di queste malattie che non contagiano l’uomo, ma possono risultare letali specialmente per i cuccioli. Per il trivalente il primo vaccino va eseguito a 8/9 settimane, il richiamo dopo 3-4 settimane, un ulteriore richiamo dopo 1 anno e i successivi ogni 3 anni. I gatti che sono soliti uscire di casa corrono ancora più rischi perché facilmente possono entrare in contatto con altri felini già malati. In questi casi è fortemente consigliato effettuare, oltre al trivalente, anche il vaccino per la Leucemia felina (FeLV), grave malattia virale molto contagiosa fra i gatti per contatto diretto di feci, saliva e sangue. La vaccinazione è l’unico metodo efficace prevenirla (primo vaccino a 8/9 settimane, richiamo dopo 3-4 settimane, ulteriore richiamo dopo 1 anno e successivi ogni anno o ogni 2 se in condizioni di basso rischio). Ad essa è bene associare la sterilizzazione che, riducendo la possibilità di accoppiamento, è utile nella prevenzione non solo della FeLv, ma anche e, soprattutto, della Sindrome da immunodeficienza felina (FIV), causa di gravi danni al sistema immunitario e contro la quale non esiste attualmente alcun vaccino efficace. Come le precedenti patologie, anche la FIV, non è trasmissibile all’uomo. Essa è incurabile e si trasmette per lo più attraverso i rapporti sessuali ed il sangue. Tuttavia un gatto che risulti sieropositivo alla FIV non necessariamente è già in uno stato di immunodeficienza conclamata, anzi: se ben nutrito ed accudito un micio FIV+ può vivere bene per più di 10 anni! L’antirabbica è obbligatoria solo in quei comuni in cui si sono verificati casi di rabbia silvestre, oppure se ci si deve recare all’estero in compagnia del proprio gatto. Inoltre, una vaccinazione indicata come mezzo di controllo in luoghi di raccolta di felini (colonie, gattili), quando sia confermata clinicamente la presenza della patologia, è quello contro la Clamidia felis. Per finire, anche se esula un po’ dal contesto, ricordiamo di tenere sempre il nostro micio protetto dall’infestazione di pulci e zecche (anch’esse veicolo di pericolose malattie) eseguendo la profilassi periodica con gli appositi prodotti antiparassitari per gatti (ricordate di non somministrare mai ai felini gli antiparassitari per cani senza prima chiedere al veterinario perché molti di essi sono nocivi per il gatto, specialmente quelli a base di Permetrina: il rischio di morte per intossicazione è elevatissimo!).

APPROFONDIMENTI

Ora, per chi volesse addentrarsi più nel dettaglio nel tema “vaccinazioni”, qui di seguito troverete  un breve sunto dall’articolo della dott.ssa Laura Torriani sullo Stato dell’arte della determinazione dei protocolli vaccinali (2010) e delle linee guida 2013 del Feline Vaccine Advisory Panel Report dell’American Association of Feline Practitioners (AAFP).

La vaccinazione contro un dato agente patogeno consiste nel somministrare ad un individuo una piccola dose di antigene in modo da suscitare nel suo organismo una risposta immunitaria di tipo protettivo. Con la vaccinazione si protegge sia il singolo ma anche l’intera popolazione al fine di giungere all’eradicazione di una data malattia. Come può avvenire ciò? I virus si replicano solo all’interno delle cellule di un organismo vivente: liberi nell’ambiente possono sopravvivere da pochi minuti a diversi mesi a seconda del tipo di patogeno, ma non si possono riprodurre. Quindi, se un virus non riesce ad infettare delle cellule, prima o poi muore e in tal caso la malattia si può considerare debellata. Tuttavia, l’esito della vaccinazione in termini di effettiva protezione non può essere garantita in assoluto.

La risposta alla vaccinazione del singolo individuo e’ infatti legata a molti fattori: nei cuccioli ad esempio dipende dalla persistenza degli anticorpi di derivazione materna che i piccoli assumono con il colostro e che restano presenti in circolo fin verso le 8 settimane di età; tali anticorpi possono interferire e limitare la risposta alla vaccinazione che quindi andrà eseguita successivamente a tale periodo. Non tutti gli agenti vaccinali hanno la stessa capacità di suscitare una risposta protettiva adeguata ed inoltre bisogna tenere presente che la vaccinazione non protegge subito, ma richiede almeno un paio di settimane per cominciare ad essere efficace: in altri termini, non bisogna pensare di somministrare la prima dose vaccinale un soggetto e poi metterlo immediatamente in un ambiente a rischio convinti che sia già protetto. Anche il fallimento vaccinale è un’eventualità da considerare e proprio per questo che e’ importante porre sempre la massima attenzione alle misure igieniche e alla prevenzione. La vaccinazione presenta indiscutibili vantaggi ma e’ bene tener presente che non è una pratica medica priva di rischi. La scelta se vaccinare, quando e contro quali malattie deve esser fatta prendendo in considerazione vari fattori al fine di .effettuare una corretta valutazione del rapporto rischio/beneficio. Fondamentale considerare l’età: i gattini e i giovani al di sotto dei 6 mesi sono estremamente suscettibili ai diversi agenti patogeni che possono determinare in loro gravi conseguenze, quindi sono i primi a dover essere vaccinati. Normalmente si vaccinano dalla 8ª/9ª settimana in quanto a quell’età non dovrebbe più esserci interferenza con gli anticorpi materni che limita/annulla l’effetto della vaccinazione. Bisogna poi considerare sia lo stato di salute del gatto sia il suo stile di vita, cioè l’effettivo rischio di contrarre quello specifico patogeno nella sua quotidianità. Ad esempio, un gatto che vive libero in una comunità e/o dove c’è un forte turn-over, come un gattile o una pensione, ha un rischio di esposizione molto maggiore rispetto ad un gatto che vive da solo in un appartamento. Per contro, un gatto che vive in condizioni “asettiche” ha minori possibilità di ricevere un richiamo naturale dell’immunità rispetto a gatti che sono frequentemente esposti.

Reazioni avverse e di ipersensibilità. Sebbene non possano essere considerati del tutto esenti da rischi, i vaccini attuali presentano un eccellente profilo di sicurezza. La prevalenza delle reazioni avverse e’ infatti statisticamente molto bassa: 0,52% secondo uno studio condotto su 500000 gatti (nella maggior parte dei casi si trattava di malesseri non importanti; i casi letali riscontrati sono stati 4 di cui 2 sicuramente attribuibili a shock anafilattico). Le reazioni localizzate che si potrebbero manifestare nel sito di inoculazione comprendono: dolore, prurito, gonfiore, alopecia localizzata, ascessi, granulomi, neoplasie (sarcomi). Possono essere immediate o comparire minuti, ore o giorni dopo. La relazione temporale tra somministrazione del vaccino ed evento avverso, specie se i due eventi avvengono a distanza di giorni, non implica automaticamente un nesso causale, cioè non significa che è stato necessariamente il vaccino ad aver provocato la reazione avversa che, in ogni caso, è sempre bene segnalare ai professionisti sanitari. I dati più’ recenti relativi allo sviluppo di sarcomi indotti dalla vaccinazione (FISS) indicano un rischio inferiore a 1/10.000 (e quindi molto basso), tuttavia anche diversi altri farmaci iniettabili presentano rischio di FISS. Le raccomandazioni per ridurre il rischio FISS indicano di evitare vaccinazioni non necessarie (in termini di frequenza e tipo di vaccini) ed utilizzare quali sedi di inoculo gli arti e non il sottocute del collo. L’eventuale comparsa di noduli va monitorata: se questi non scompaiono entro 3 mesi, dovranno essere sottoposti ad indagine bioptica al fine di poter procedere all’asportazione chirurgica. I vaccini endonasali, orali o congiuntivali possono indurre starnuti, ulcerazioni o tosse. Le reazioni sistemiche sono quelle che coinvolgono l’organismo in toto. Anch’esse possono comparire dopo minuti, ore o giorni e durare per ore, giorni o mesi. Le reazioni sistemiche maggiormente segnalate sono: angioedema del muso o dei padiglioni auricolari (evento che però si verifica più spesso nel cane), collasso, poliartrite, vomito con o senza diarrea (più probabile nel gatto), alterazioni respiratorie, febbre, letargia, segni neurologici o alterazioni comportamentali, anafilassi. La vaccinazione di un gatto con anamnesi di anafilassi deve essere sottoposta ad una seria valutazione del rischio da parte del Veterinario. Si consiglia a questo proposito di evitare prodotti vaccinali con eccipienti (che spesso sono la prima causa della reazione), di premedicare l’animale con antistaminici o glucocorticoidi una mezz’ora prima dell’inoculo del vaccino e tenere sotto stretto controllo l’animale per alcune ore dopo la vaccinazione. Alla luce di quanto riportato appare evidente la necessità di registrare accuratamente i dati relativi alle singole vaccinazioni sul libretto dell’animale utilizzando le etichette adesive asportabili dai flaconcini dei vaccini. In passato era prassi comune che la visita annuale dal veterinario comprendesse anche la somministrazione del vaccino: oggi, alla luce delle più recenti evidenze circa la durata dell’immunità e sui possibili effetti avversi della vaccinazione, questa correlazione tra visita e vaccinazione non ha più ragion d’essere. Resta comunque la raccomandazione della visita annuale di controllo ed il fatto che il medico veterinario deve assumersi la responsabilità della pianificazione di un protocollo vaccinale razionale che si basi sul profilo di rischio del singolo soggetto garantendo al paziente protezione dalle malattie prevenibili, ma esponendolo al minor rischio farmacologico possibile derivato dall’utilizzo eccessivo di farmaci non strettamente necessari.