Per convenzione, a partire dai 7 anni di età, i gatti vengono definiti “senior” perché iniziano ad entrare nell’età matura: il loro metabolismo comincia a modificarsi e subentrano i primi cambiamenti sia sul piano fisico, sia a livello comportamentale. Alcuni sono inevitabili, altri possono essere gestiti con la dieta. A questo scopo, moltissime case specializzate in alimenti per animali dedicano almeno una linea per i gatti maturi. In linea generale, lo scopo principale nell’alimentazione di un gatto anziano è quello di mantenerlo in salute e peso corporeo ottimali, sopperire alla diminuita capacità di combattere le infezioni, contrastare l’insorgenza di patologie croniche e/o migliorare i segni clinici di malattie già eventualmente presenti. Il gatto senior riduce la sua attività fisica con il progredire dell’età e anche il suo metabolismo rallenta: ne consegue che mette su qualche chiletto. È un fenomeno del naturale, che non deve preoccupare se l’aumento di peso non è eccessivo: ma se ingrassa troppo, le ossa, le articolazioni e il cuore ne risentono fortemente e si rischia il diabete. Quindi il fabbisogno nutrizionale e calorico di un senior sarà sicuramente minore rispetto a quello di un gatto giovane/ adulto. Il cibo, inoltre, deve essere molto digeribile, di facile masticazione ed appetibile. E’ possibile offrire ai mici cibi casalinghi a base di carne, pesce, verdure, riso bollito, lievito di birra, qualche cucchiaino d’olio d’oliva e acqua, ma diventa davvero difficile rispettare il fragile equilibrio di un organismo che sta invecchiando. Inoltre, è necessario distinguere tra mici “maturi” sui 7-10 anni e gatti davvero anziani oltre i 10-12 anni, in cui gli acciacchi cominciano veramente a farsi sentire:

Consultatevi con il Veterinario curante: lui saprà consigliarvi i cibi non solo studiati appositamente per la terza età del gatto, ma anche adatti alle effettive condizioni di salute del vostro micio e l’eventuale necessità di integrazioni: con l’invecchiamento possono manifestarsi infatti patologie renali, ipertiroidismo, problemi intestinali, dentali, gengivali, artrite, e così via. Servite sempre il cibo a temperatura ambiente, in modo che il gatto possa gustarlo ed annusarlo pienamente, vista la diminuzione del senso dell’olfatto e del gusto. Se ha problemi masticatori, assicuratevi che sia tenero e friabile. Tempi e razioni dei pasti dovrebbero essere regolati con precisione per ridurre al minimo gli stress alimentari e contribuire alla digestione e all’utilizzo dei nutrienti: in un anziano una routine quotidiana costante è davvero importante per il mantenimento del suo benessere psico-fisico. Suddividete la razione in più piccoli pasti al giorno: terranno il micio impegnato e non affaticheranno il suo sistema digestivo. Se si mostra riluttante a mangiare, provate ad aggiungere un po’ di salsa da una scatola di tonno, sgombri o sardine e un po’ di acqua calda per rendere il pasto più appetitoso, magari addizionata di un tuorlo d’uovo sbattuto (da cui avrete separato per bene l’albume!). Ancora, potete provare a stuzzicarlo con degli appositi “premietti” fuori pasto particolarmente appetitosi che acquisterete nei negozi specializzati.

E’ fondamentale che il gatto anziano non digiuni a lungo perché si debilita facilmente, si disidrata e fatica molto a recuperare. Quindi, se non riuscite a farlo mangiare entro un paio di giorni al massimo, portatelo immediatamente dal veterinario!